Risposte scomposte Renzi copia Salvini Il rapporto della Commissione europea che analizza le riforme fiscali dei vari paesi ritiene un errore basare il sistema fiscale negli Stati membri Ue sulla tassazione del lavoro. La Commissione è convinta che questo tipo di soluzione possa deprimere sia l’offerta che la domanda di lavoro. Per questo motivo l’esecutivo europeo, riterrebbe più appropriato spostare il carico fiscale ad altri tipi di tassazione che dal suo punto di vista, risulterebbero meno dannose per la crescita e l’occupazione. Ad esempio i consumi, la proprietà o magari le tasse ambientali. Analizzando paese per paese la Commissione, ad esempio dice che l’Italia dovrebbe ridurre il carico relativamente alto della tassazione sul lavoro. Ovviamente l’economia non è una scienza esatta e il parere della Commissione può essere discusso nel merito, e non c’è dubbio che i paesi membri sono sovrani nelle loro scelte. C’è solo in questione il metodo per cui gli Stati membri un comune consesso prendono con la dovuta considerazione i pareri espressi dalle istituzioni che sovrintendono l’area euro. Non si capisce quindi il motivo di aprire un contenzioso polemico con la Commissione come pure ha scelto di fare il premier italiano Matteo Renzi, che ha subito reagito accusando Bruxelles di essere la solita struttura composta da euroburocratica e che comunque l’Italia decide cosa fare indipendentemente. Toni questi che ci si potevamo aspettare da Matteo Salvini il giorno che fosse presidente del Consiglio, non da Matteo Renzi. E visto che non c’è una campagna elettorale alle porte, tale per cui Renzi voglia imitare Salvini per far capire di avere i muscoli necessari, non capiamo il perché di una reazione tanto sopra le righe. L’Ue ha diritto o non ha diritto ad esprimersi sulle scelte fiscali compiute da uno Stato membro? Se si ritiene che non ne abbia diritto, tanto vale uscire dall’Ue come chiedono Salvini e Meloni. Poi come è ovvio, Bruxelles non decide al posto dei singoli governi, ma certo esprime le sue posizioni liberamente e se si vuole ignorare i pareri dell’Unione europea, inutile fare i bulli, si diano argomentazioni adeguate e convincenti, quelle che sono mancata al presidente del consiglio italiano nella sua risposta scomposta. Roma, 29 settembre 2015 |